Apulian Club – Associazione Buongustai

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Viaggio nell’eco-cucina

10.05.2012

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Primizie di stagione a km zero, orti sul balcone, prodotti biologici e biodinamici, ingredienti poco raffinati e riduzione degli imballaggi sono queste le parole d’ordine quando parliamo di eco cucina.

A partire dagli anni ’50 in Italia abbiamo cominciato ad alimentarci in maniera sempre più industriale e nell’era della globalizzazione e del benessere economico le grandi multinazionali hanno fatto e fanno tuttora affari d’oro standardizzando l’offerta da sottoporre ai consumatori. Gli anni ’80 e ’90, in particolar modo, sono trascorsi nell’ottica del marketing e della pubblicità in cui tutto poteva essere acquistato, consumato e scartato senza preoccuparci troppo di inquinamento e salvaguardia delle tipicità locali.

Oggigiorno la crisi economica sembra portarci indietro di chissà quanti anni, eppure sarebbero bastate poche accortezze, anche piccoli risparmi quotidiani per evitare di perdere abitudini alimentari che i nostri nonni ci hanno sempre ricordato nei loro racconti.

La buccia della frutta contiene più sostanze di difesa della polpa, soprattutto polifenoli e carotenoidi (preziosi antiossidanti per l’uomo), così come la parte esterna dell’anguria e della zucca gialla, gli scarti dei carciofi e del pesce potrebbero essere recuperati nell’ottica di una cucina ecologica che ha alla base un vecchio detto contadino “del maiale non si butta via nulla”.

Pappardelle con scorza di zucca gialla, insalata di bucce di carote e per dessert mousse di scarti di mele e pere. Proprio così, i protagonisti ai fornelli nell’ecocucina sono gli scarti di bucce di arance, kiwi, carote e patate, baccelli di fagioli, gambi di cavolo, radici di porri e di cipollotti.

Entrare in quest’ottica, ci porterebbe a riflettere, quando prepariamo il minestrone, quanto “ben di dio” finisce nella pattumiera: bucce, foglie esterne, gambi e torsoli e  baccelli dei piselli.

E’ bene ricordare quanto sia importante lavare bene ciò che acquistiamo. E’ altrettanto importante rispettare, così come dettato dalla normativa vigente, gli intervalli di sospensione dei pesticidi, prima che frutta e verdura arrivino sulle nostre tavole.

Tornando all’ecocucina sarebbe auspicabile, per trattare le parti più fibrose e più dure  utilizzare una centrifuga, per la cottura, meglio la pentola a pressione, e perché non sfruttare una cottura a vapore ottenuta dalla lavastoviglie in funzione? Per ritornare al senso dell’eco cucina e quindi anche  al risparmio energetico un’idea interessante sarebbe utilizzare la nostra lavastoviglie contemporaneamente al lavaggio delle stoviglie alla cottura a vapore di sughi conservati in contenitori a chiusura ermetica. Con un pizzico di diffidenza cominciamo già dal prossimo lavaggio a cuocere il sugo per le nostre orecchiette,  cibi squisiti a basso costo in tempi di crisi economica.

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