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La notte dei Morti

31.10.2011

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Nella notte tra l’1 e il 2 novembre, secondo la credenza popolare pugliese, le anime dei defunti dopo un lungo e faticoso viaggio, tornano dall’aldilà.

E’ questo il motivo per cui, proprio in questa notte, la tradizione prevedeva che fosse imbandita la tavola per dar modo alle anime di trovare ristoro.

Se in Campania e Lombardia veniva lasciato un secchio colmo d’acqua in cucina per dissetare i defunti, in Piemonte si aggiungeva un posto a tavola come segno di accoglienza, Basilicata e Calabria avevano un’usanza più lugubre: si andava al cimitero e si allestiva un banchetto sulla tomba dei proprio cari ed i passanti venivano invitati a prenderne parte.

In Puglia, Toscana e Sardegna invece, la tavola veniva imbandita appositamente per la notte in modo che i defunti potessero rifocillarsi.
I dolci dei morti simboleggiano i doni che i defunti portano dal cielo e contemporaneamente l’offerta di ristoro dei vivi per il loro viaggio. Un modo per esorcizzare la paura dell’ignoto e della morte.


A Manfredonia prima di andare a dormire, i bambini fissavano al bordo dei loro letti delle calze, chiamate “cavezette di murte” che durante la notte, venivano colmate di dolci dai defunti che passavano.
Sempre nel Tacco d’Italia, i ragazzi bussavano alle case e cantando una sorta di serenata ricercavano “l’aneme de muerte” (l’anima dei morti) e venivano fatti entrare in casa e rifocillati con vino, castagne e taralli.

Le fave sono da sempre state considerate il cibo rituale dedicato ai defunti e venivano servite come piatto principale nei banchetti funebri. I Romani le consideravano sacre ai morti e
ritenevano che ne contenessero le anime. Dal Piemonte alla Sicilia sono infinite le preparazioni casalinghe, artigianali o di pasticceria, ma quasi ovunque i nomi attribuiti sono similari, tralasciando le varie forme dialettali.

I dolci rappresentano il cibo rituale più usato in tutte le tradizioni regionali per commemorare il Giorno dei Morti. Quelli più usati sono biscotti di consistenza più o meno dura, in genere a base di mandorle, pinoli, albumi e qualche volta cioccolato. Questi biscotti vengono chiamati “fave dei morti” o fave dolci” e spesso hanno la forma delle “ossa di morto”.

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