Apulian Club – Associazione Buongustai

logo

Ritualità e tradizione popolare nella Settimana Santa

6.03.2012

Blog

Condividi su Facebook

Tradizioni e culture diverse, latine, greche e bizantine, il territorio e le scarse vie di comunicazione, l’ignoranza hanno dato vita in Puglia ad espressioni popolari che si sono conservate tutt’oggi.

In passato, la religiosità per un popolo era legata alla ciclicità delle stagioni, alla terra e alle fatiche che essa produce, costruire un trullo, zappare, seminare, tessere, e poi partire per l’America, partorire dieci figli, esser morsi dalla tarantola, fare ex voto; erano questi momenti in cui la tradizione era viva più che mai.

Ancora oggi, gli emigranti che nelle festività tornano nei paesi di origine si commuovono osservando come alcune feste, alcuni modi di fare siano ancora vivi, è questo il dono che la Puglia fa ancora adesso ai suoi figli sacrificati alla povertà.

Da nord a sud della Regione, le tradizioni legate al rito della Settimana Santa si fanno sentire nei canti popolari di insulti contro i potenti locali come nel caso dei “marrecoun” di Trinitapoli; la “processione dei penitenti” a Noicattaro si caratterizza per la sofferenza di queste persone, che indossano tuniche e cappucci, sorreggendo scalzi, sulle loro spalle, una pesante croce.

A Taranto le processioni dell’Addolorata e dei Misteri, con le confraternite degli Incappucciati della Beata Vergine Addolorata, il corteo che dura quattordici ore è inframezzato dal suono inconfondibile delle troccole.

Le tradizioni raccontano spesso di effigi, tele della Madonna ritrovate in luoghi disabitati, di sogni premonitori, che indicavano il luogo in cui trovare un’immagine sacra e costruire un santuario. Il santuario del Tavoliere, quello della Madonna dell’Incoronata né è un esempio. Contadini, cacciatori, pastori, è questo un classico schema in cui le tradizioni religiose popolari mettono al centro come protagonisti di grandi eventi, gli “ultimi”, a differenza di quanto fa la storia che ama i grandi nomi.

*